La controversa decisione della Corte suprema statunitense
sul caso TikTok Inc. v. Garland
Alessandro Oddi (*)
1. Premessa
Come risaputo, TikTok è una piattaforma di social media che consente agli utenti di creare, modificare e condividere video di breve durata (solitamente compresa fra 15 secondi e 3 minuti), spesso accompagnati da testi, musica, effetti speciali e filtri. Si tratta per lo più di balletti, sketch comici, tutorial e trend virali, ma non mancano discussioni politiche e approfondimenti culturali di vario genere.
Lanciata a livello internazionale nel settembre 2017 dalla società ByteDance, con sede a Pechino (1), la piattaforma ha rapidamente guadagnato grandissima popolarità in tutto il mondo, soprattutto fra gli adolescenti e i giovani adulti, registrando nel complesso oltre 4,7 miliardi di download. A maggio 2025, il numero totale degli utenti attivi mensili superava 1,5 miliardi. Ciascuno di essi vi trascorre in media 95 minuti al giorno, più di quanto avviene su qualsiasi altro social network.
Negli Stati Uniti, l'applicazione conta all'incirca 170 milioni di utenti (poco meno della metà della popolazione del Paese), tutti molto attivi: solo nel 2023, essi hanno caricato più di 5 miliardi e mezzo di video, che a loro volta sono stati visualizzati più di 13 trilioni di volte nell'intero mondo (2).
Al momento dell'apertura, TikTok mostra la pagina "Per te" ("For You"), un feed di contenuti che variano in funzione degli interessi dell'utente. Il feed è generato da un algoritmo proprietario che, sulla base delle interazioni dell'utente stesso con la piattaforma, gli suggerisce i video da guardare. Il feed è moderato e filtrato: attraverso processi automatizzati e umani, da un lato vengono rimossi i contenuti che violano le linee-guida della community, dall'altro vengono promossi o collocati in secondo piano determinati contenuti in vista di obiettivi aziendali e di altre finalità.
Negli Stati Uniti l'applicazione è gestita da TikTok Inc., una società americana costituita e con sede in California. La società madre finale di TikTok Inc. è ByteDance Ltd., una società privata che opera in Cina. ByteDance Ltd. possiede l'algoritmo proprietario di TikTok, che è sviluppato e mantenuto nello stesso Paese. La società è anche responsabile dello sviluppo di parti del codice sorgente della piattaforma.
Le leggi cinesi impongono a ByteDance Ltd. l'obbligo di collaborare col governo nell'attività di intelligence, anche consentendo ad esso di conoscere e controllare i dati personali degli utenti conservati dalla società (3).
Per questo motivo, il 6 agosto 2020 il Presidente Donald Trump emanava un «Executive Order on Addressing the Threat Posed by TikTok» (4), nel quale si afferma che «the spread in the United States of mobile applications developed and owned by companies in the People's Republic of China (China) continues to threaten the national security, foreign policy, and economy of the United States. At this time, action must be taken to address the threat posed by one mobile application in particular, TikTok». L'applicazione, infatti, «automatically captures vast swaths of information from its users, including internet and other network activity information such as location data and browsing and search histories. This data collection threatens to allow the Chinese Communist Party access to Americans' personal and proprietary information - potentially allowing China to track the locations of Federal employees and contractors, build dossiers of personal information for blackmail, and conduct corporate espionage. // TikTok also reportedly censors content that the Chinese Communist Party deems politically sensitive, such as content concerning protests in Hong Kong and China's treatment of Uyghurs and other Muslim minorities. This mobile application may also be used for disinformation campaigns that benefit the Chinese Communist Party, such as when TikTok videos spread debunked conspiracy theories about the origins of the 2019 Novel Coronavirus». Quindi, facendo richiamo ai poteri conferitigli dall'International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) (5) e dal National Emergencies Act (6), Trump vietava «any transaction by any person, or with respect to any property, subject to the jurisdiction of the United States, with ByteDance Ltd. (a.k.a. Zìjié Tiàodòng), Beijing, China, or its subsidiaries, in which any such company has any interest, as identified by the Secretary of Commerce» (7).
Tuttavia i tribunali federali bloccavano tali divieti prima dell'entrata in vigore, ritenendo che travalicassero i poteri attribuiti all'esecutivo dall'IEEPA (8).
Il 14 agosto 2020, Trump emanava un altro ordine esecutivo, «Regarding the Acquisition of Musical.ly by ByteDance Ltd.» (noto anche come «Divestment Order») (9), nel quale - dopo aver premesso che «[t]here is credible evidence that leads me to believe that ByteDance Ltd. [...], through acquiring all interests in musical.ly [...], might take action that threatens to impair the national security of the United States» - stabiliva che «[t]he transaction resulting in the acquisition by ByteDance of Musical.ly, to the extent that Musical.ly or any of its assets is used in furtherance or support of, or relating to, Musical.ly's activities in interstate commerce in the United States ("Musical.ly in the United States"), is hereby prohibited, and ownership by ByteDance of any interest in Musical.ly in the United States, whether effected directly or indirectly through ByteDance, or through ByteDance's subsidiaries, affiliates, or Chinese shareholders, is also prohibited»; e che, «[i]n order to effectuate this order, not later than 90 days after the date of this order, unless such date is extended for a period not to exceed 30 days, on such written conditions as the Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS) may impose, ByteDance, its subsidiaries, affiliates, and Chinese shareholders, shall divest all interests and rights in: // (i) any tangible or intangible assets or property, wherever located, used to enable or support ByteDance's operation of the TikTok application in the United States, as determined by the Committee; and // (ii) any data obtained or derived from TikTok application or Musical.ly application users in the United States». A ByteDance era inoltre imposto l'obbligo di certificare per iscritto al CFIUS sia la completa cessione dell'attività sia la distruzione irreversibile dei dati degli utenti statunitensi, nonché di presentare una relazione settimanale sullo stato progressivo della cessione fino alla conclusione di questa.
ByteDance Ltd. e TikTok Inc. intentavano un'azione legale davanti alla Corte d'appello del distretto di Columbia, contestando la costituzionalità del provvedimento. Nel febbraio 2021, la Corte, su richiesta delle parti, sospendeva la causa per dare modo all'amministrazione Biden (eletto Presidente l'anno prima) di riconsiderare la questione, e ai contendenti di negoziare un non-divestiture remedy che fugasse le preoccupazioni del governo riguardo alla sicurezza nazionale.
Le trattative fra ByteDance Ltd. e l'amministrazione Biden si protraevano per circa due anni, senza tuttavia approdare ad alcun accordo.
2. Segue: il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act (PAFACA)
È in questo contesto che interveniva il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act (PAFACA) (10).
2.1. Approvata dal Congresso con un'ampia maggioranza bipartisan (11), la legge vieta la distribuzione, il mantenimento o l'aggiornamento di qualunque applicazione "controllata da un avversario straniero" (12) (ossia da Corea del Nord, Cina, Federazione Russa e Iran (13)), prevedendo azioni legali e pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti dei trasgressori (14).
Detti divieti scattano 270 giorni dopo che un'applicazione è stata qualificata come "controllata da un avversario straniero". Poiché la legge designa come tali le applicazioni gestite da ByteDance Ltd. e TikTok, i divieti relativi a esse sono divenuti efficaci 270 giorni dopo la sua entrata in vigore, ossia il 19 gennaio 2025.
I divieti in parola sono destinati a cadere nel caso in cui l'applicazione subisca una «qualified divestiture», e cioè «a divestiture or similar transaction» che «(A) the President determines, through an interagency process, would result in the relevant foreign adversary controlled application no longer being controlled by a foreign adversary; and // (B) the President determines, through an interagency process, precludes the establishment or maintenance of any operational relationship between the United States operations of the relevant foreign adversary controlled application and any formerly affiliated entities that are controlled by a foreign adversary, including any cooperation with respect to the operation of a content recommendation algorithm or an agreement with respect to data sharing» (15).
Il Presidente ha la facoltà di differire una tantum, per non più di 90 giorni, l'applicazione delle disposizioni della legge a una data piattaforma, purché certifichi al Congresso che «(A) a path to executing a qualified divestiture has been identified with respect to such application; // (B) evidence of significant progress toward executing such qualified divestiture has been produced with respect to such application; and // (C) there are in place the relevant binding legal agreements to enable execution of such qualified divestiture during the period of such extension».
2.2. ByteDance Ltd. e TikTok Inc., insieme a due gruppi di utenti e creatori di TikTok, presentavano ricorso alla Corte d'appello del distretto di Columbia (16), sostenendo che i divieti stabiliti dalla legge, la specifica qualificazione di TikTok come "applicazione controllata da un avversario straniero" e l'obbligo di dismissione si ponessero in contrasto col Primo Emendamento.
La Corte respingeva i ricorsi, escludendo la sussistenza di una violazione dei diritti dei ricorrenti garantiti da quell'Emendamento. Premessa la necessità di procedere a uno strict scrutiny (17), il collegio (composto da tre giudici) riteneva che la legge superasse un tale vaglio, perché sorretta da motivazioni valide - ovverosia garantire la sicurezza nazionale, impedendo alla Cina di raccogliere dati sui cittadini statunitensi e di manipolare i contenuti di TikTok - e redatta in modo strettamente funzionale al perseguimento dei suoi scopi (18).
Il 18 dicembre 2024, la Corte suprema accoglieva la richiesta, formulata da TikTok Inc. e ByteDance Ltd. due giorni prima, di un writ of certiorari, volto a stabilire se il PAFACA, così come applicato ai ricorrenti, violasse vel non il Primo Emendamento.
3. La decisione della Corte suprema
La Corte suprema ha definito la controversia il 17 gennaio 2025 con una decisione per curiam (19), accompagnata da due opinioni separate (20).
3.1. In via preliminare, la Corte si chiede se le disposizioni impugnate siano soggette a uno scrutinio alla stregua del Primo Emendamento. Le leggi che regolano direttamente condotte espressive possono, ma non necessariamente devono, essere sottoposte a tale scrutinio. Questo ha trovato applicazione anche in fattispecie in cui norme governative incidevano su condotte che presentavano elementi espressivi, oppure in relazione a leggi che, pur concernendo attività prive di componente espressiva, imponevano un onere sproporzionato a soggetti impegnati in attività tutelate dal Primo Emendamento.
Non è chiaro se il PAFACA regoli direttamente attività espressive protette, o condotte con componente espressiva. In effetti, la legge non reca alcuna previsione rivolta ai creatori di contenuti che qui la contestano e incide direttamente su ByteDance Ltd. e TikTok Inc. solo imponendone la dismissione. I ricorrenti, d'altronde, non hanno richiamato alcun precedente in cui la Corte abbia ritenuto che una previsione relativa alla struttura proprietaria di una società costituisse «a direct regulation of expressive activity or semi-expressive conduct. [...] We hesitate to break that new ground in this unique case».
In ogni caso, ciò che i ricorrenti sembrano sostenere è che i divieti previsti dalla legge, il fatto che essa colpisca direttamente TikTok e l'obbligo di dismissione incidano in misura sproporzionata sulle loro attività riconducibili al Primo Emendamento. Essi affermano - e il governo non contesta - che la dismissione di TikTok, essendo commercialmente infattibile nei 270 giorni fissati dalla legge, equivalga, in sostanza, a vietare l'applicazione negli Stati Uniti, il che «will burden various First Amendment activities, including content moderation, content generation, access to a distinct medium for expression, association with another speaker or preferred editor, and receipt of information and ideas».
La Corte ha riconosciuto diversi fra questi interessi come protetti dal Primo Emendamento. E «an effective ban on a social media platform with 170 million U. S. users certainly burdens those users' expressive activity in a non-trivial way».
Tuttavia, una legge che mira a impedire il controllo di una piattaforma di comunicazione da parte di un avversario straniero si distingue, per sua natura, dalle normative su attività non espressive che la Corte ha già sottoposto al vaglio del Primo Emendamento. Tali differenze - in particolare, l'attenzione della legge verso un governo straniero che il Congresso ha ritenuto essere ostile agli Stati Uniti e la considerazione dell'effettiva idoneità delle previsioni della stessa legge a conculcare la libertà di espressione - possono influire sulla risposta da dare all'interrogativo se qui debba procedersi, oppure no, a uno scrutinio alla stregua del Primo Emendamento.
La Corte non ha ancora definito un criterio chiaro per stabilire se una regolamentazione di attività non espressive che incida in modo sproporzionato su soggetti impegnati in attività espressive debba essere sottoposta a un controllo rafforzato. «We need not do so here. We assume without deciding that the challenged provisions fall within this category and are subject to First Amendment scrutiny».
3.2. Al cuore del Primo Emendamento risiede il principio secondo cui ciascun individuo dev'essere libero di decidere quali idee e convinzioni siano meritevoli di essere espresse, considerate e condivise. Un'azione del governo che sopprima la libertà di parola in ragione di ciò che viene detto viola questo diritto essenziale. Leggi basate sui contenuti - ossia che colpiscono la libertà di parola sulla base del suo contenuto comunicativo - sono presumibilmente incostituzionali e possono essere giustificate soltanto se il governo dimostra che esse sono strettamente indispensabili a soddisfare fondamentali interessi statali. Per contro, leggi neutre rispetto al contenuto sono soggette a un livello intermedio di scrutinio, perché nella maggior parte dei casi comportano un minor rischio che determinate idee o punti di vista siano esclusi dal dibattito pubblico. Alla stregua di tale standard, una legge content-neutral non può essere ritenuta incostituzionale ove persegua rilevanti interessi governativi non correlati alla soppressione della libertà di parola e non incida su questa in misura sproporzionata rispetto alle proprie finalità.
La Corte ha avuto modo di individuare «two forms of content-based speech regulation». In primo luogo, una legge è «content-based on its face» quando si applica a un particolare discorso a causa dell'argomento discusso oppure dell'idea o del messaggio veicolati. In secondo luogo, una legge «facially content-neutral» è nondimeno considerata content-based quando non si giustifica se non avendo riguardo al contenuto di ciò che viene detto, oppure se è stata adottata dal governo per contrastare la diffusione di idee da esso non condivise.
Ad avviso della Corte, «[a]s applied to petitioners, the challenged provisions are facially content neutral and are justified by a content-neutral rationale». E ciò, per un duplice ordine di ragioni:
a) in primo luogo, le disposizioni contestate sono neutre dal punto di vista dei contenuti. Esse impongono divieti specifici per TikTok in ragione del fatto che la piattaforma è controllata da un avversario straniero e impongono che sia ceduta affinché possa continuare a operare negli Stati Uniti. Non mirano a impedire la diffusione di determinati contenuti, né a regolarli per la loro funzione o finalità. Neppure impongono restrizioni, sanzioni o oneri per ciò che viene diffuso su TikTok (il che è confermato dal fatto che i ricorrenti non possono evitare o mitigare gli effetti della legge in questione modificando quei contenuti).
Dunque la legge, per come è scritta, non riguarda gli argomenti discussi dai ricorrenti, né le idee o i messaggi da loro veicolati.
I ricorrenti sostengono che la legge è basata sul contenuto, in quanto non si applica alle società che gestiscono applicazioni il cui scopo principale è consentire agli utenti di pubblicare recensioni di prodotti, recensioni di attività commerciali o informazioni e recensioni di viaggi. «We need not decide» - si legge nella sentenza - «whether that exclusion is content based. The question before the Court is whether the Act violates the First Amendment as applied to petitioners. To answer that question, we look to the provisions of the Act that give rise to the effective TikTok ban that petitioners argue burdens their First Amendment rights. The exclusion for certain review platforms, however, applies only to the general framework for designating applications controlled by "covered compan[ies]," not to the TikTok-specific designation [...]. As such, the exclusion is not within the scope of petitioners' as-applied challenge»;
2) in secondo luogo, a difesa delle disposizioni contestate il governo adduce una «content-neutral justification»: impedire alla Cina di raccogliere grandi quantità di dati sensibili di 170 milioni di utenti statunitensi di TikTok. Tale motivazione è decisamente agnostica rispetto al contenuto. Essa non fa riferimento a ciò che viene detto su TikTok, né riflette un disaccordo col messaggio veicolato attraverso la piattaforma. Si tratta, dunque, di una motivazione content neutral.
3.3. La circostanza che la legge faccia specifico riferimento a TikTok non impone uno strict scrutiny. È vero che troppo spesso restrizioni soggettive alla libertà di parola sono semplicemente un mezzo per esercitare un controllo sui contenuti, e per questo sollevano dubbi di compatibilità col Primo Emendamento. Ma mentre le leggi che favoriscono alcuni soggetti a discapito di altri richiedono un controllo rigoroso quando il trattamento di favore riflette una preferenza di contenuto, tale forma di controllo non è necessaria quando il trattamento differenziato trova la sua ragion d'essere in una qualche caratteristica peculiare di quei soggetti.
Per queste ragioni, imporre la cessione al fine di impedire a un avversario straniero di accedere ai dati sensibili di 170 milioni di utenti statunitensi di TikTok non è un mezzo subdolo per esercitare una preferenza sui contenuti. I divieti, lo specifico riferimento a TikTok e l'obbligo di cessione della piattaforma perseguono «a content-neutral data collection interest». Il fatto che TikTok permette a un avversario straniero di raccogliere grandi quantità di dati personali di 170 milioni di utenti statunitensi giustifica il trattamento legislativo differenziato, che non può ritenersi di per sé in contrasto col Primo Emendamento.
«While we find» - precisa tuttavia la Corte - «that differential treatment was justified here, however, we emphasize the inherent narrowness of our holding. Data collection and analysis is a common practice in this digital age. But TikTok's scale and susceptibility to foreign adversary control, together with the vast swaths of sensitive data the platform collects, justify differential treatment to address the Government's national security concerns. A law targeting any other speaker would by necessity entail a distinct inquiry and separate considerations. // On this understanding, we cannot accept petitioners' call for strict scrutiny. No more than intermediate scrutiny is in order».
3.4. Applicata ai ricorrenti, la legge supera lo scrutinio intermedio. Le disposizioni impugnate perseguono un rilevante interesse del governo non correlato alla soppressione della libertà di parola e non incidono su questa in misura sproporzionata (21).
3.4.1. I divieti e l'obbligo di cessione mirano a impedire alla Cina, quale avversario straniero, di sfruttare il suo controllo su ByteDance Ltd. per acquisire i dati personali degli utenti statunitensi di TikTok. Questo obiettivo costituisce un rilevante interesse governativo di cui deve tenersi conto in sede di scrutinio intermedio.
I ricorrenti non contestano che il governo abbia un importante e fondato interesse nell'impedire alla Cina di raccogliere i dati personali di decine di milioni di utenti di TikTok negli Stati Uniti. Né potrebbero. La piattaforma raccoglie ampie informazioni personali dai e sui suoi utenti: età, numero di telefono, posizione geografica, indirizzo internet, dispositivo utilizzato, contatti telefonici, connessioni ai social network, contenuto dei messaggi privati inviati tramite l'applicazione e video visualizzati, nonché, in generale, tutto ciò che viene digitato (e in che modo viene digitato) sul dispositivo (22). Se, ad esempio, un utente consente a TikTok di accedere alla propria rubrica telefonica per connettersi con altri sulla piattaforma, TikTok può acquisire qualsiasi dato archiviato nella rubrica, inclusi nomi, informazioni, foto, titoli professionali e note. L'accesso a tali informazioni dettagliate sugli utenti statunitensi - teme l'esecutivo - potrebbe consentire alla Cina di tracciare le posizioni di dipendenti e contraenti federali, creare dossier di informazioni personali a scopo ricattatorio e condurre attività di spionaggio industriale. E la legge cinese autorizza l'autorità governativa ad acquisire dati dalle aziende, rendendole così uno strumento di spionaggio.
I ricorrenti affermano che è improbabile che la Cina costringa TikTok a consegnare i dati degli utenti per acquisire informazioni, disponendo essa di mezzi più efficaci e meno dispendiosi per ottenerle. Il Congresso, tuttavia, è di diverso avviso, e la Corte non può non tenerne debito conto. Le preoccupazioni del governo per la sicurezza nazionale, d'altronde, non sono isolate. Dagli atti processuali emerge che la Cina ha condotto attività estese e protratte nel tempo volte all'accumulo di dataset strutturati, in particolare su cittadini statunitensi, per servirsene nelle proprie operazioni di intelligence e controspionaggio.
Ad avviso della Corte, pur non essendovi prove concrete che la Cina abbia già utilizzato il proprio legame con ByteDance Ltd. per accedere ai dati degli utenti statunitensi di TikTok, la valutazione del governo secondo cui ciò potrebbe accadere si basa su un'inferenza ragionevole e supportata da prove sostanziali. «We are mindful» - sottolinea il collegio - «that this law arises in a context in which "national security and foreign policy concerns arise in connection with efforts to confront evolving threats in an area where information can be difficult to obtain and the impact of certain conduct difficult to assess." [...] We thus afford the Government's "informed judgment" substantial respect here» (23).
I ricorrenti affermano che la legge in esame sarebbe "sottodimensionata" rispetto al suo scopo, giacché non colpisce tutte le applicazioni che raccolgono dati in modo analogo a TikTok. Sennonché il Primo Emendamento - argomenta la Corte - non impone una regolamentazione generale e onnicomprensiva. Inoltre, il trattamento specificamente riservato dal legislatore a TikTok si fonda su concrete e valide ragioni, legate alla sicurezza nazionale. Alla luce degli atti processuali, dunque, «Congress was justified in specifically addressing its TikTok-related national security concerns».
3.4.2. La legge in esame risponde in maniera diretta, efficace e non sproporzionata all'obiettivo perseguito dal governo: impedire, per ragioni di sicurezza nazionale, la raccolta di una vasta quantità di dati sensibili relativi ai 170 milioni di cittadini statunitensi che utilizzano TikTok, fintantoché permane il controllo dell'applicazione da parte della Cina. Il che è sufficiente perché essa superi lo scrutinio intermedio cui è sottoposta, poiché questo non richiede necessariamente una regolamentazione che incida il meno possibile sulla libertà di parola.
I ricorrenti prospettano soluzioni alternative - quali requisiti di trasparenza, limiti alla condivisione dei dati, un accordo di sicurezza nazionale, nonché una regolamentazione meno specifica e restrittiva, valevole per tutte le applicazioni analoghe a TikTok - che consentirebbero ugualmente al governo di perseguire quell'obiettivo. «Those alternatives» - si legge nella sentenza - «do not alter our tailoring analysis». Esse, infatti, non possono ritenersi altrettanto efficaci e «ignore the "latitude" we afford the Government to design regulatory solutions to address content-neutral interests». In presenza di scelte governative non sproporzionate, non è possibile affermare che lo stesso risultato si sarebbe potuto raggiungere attraverso misure meno restrittive. Né la Corte intende sostituire la propria valutazione a quella del governo, là dove quest'ultima si regga su ragionevoli e comprovati elementi di fatto. Il che è per l'appunto quanto si riscontra nel caso di specie.
3.5. Oltre alle preoccupazioni relative alla raccolta dei dati, di cui si è già detto, il governo afferma di voler impedire che un avversario straniero abbia il controllo dell'algoritmo mediante il quale vengono suggeriti agli utenti i contenuti da visualizzare e che, quindi, possa manipolarli in maniera surrettizia. Secondo i ricorrenti, ci troviamo in presenza di una «content-based justification» che getta un'ombra sulla motivazione relativa alla sola raccolta dei dati e che, perciò, richiede uno strict scrutiny.
I ricorrenti non richiamano alcun precedente in cui la Corte abbia stabilito quale debba essere il livello di scrutinio alla stregua del Primo Emendamento cui sottoporre un atto del Congresso che sia «justified on both content-neutral and content-based grounds». Affermano, però, che le disposizioni contestate devono essere oggetto di un vaglio rigoroso e che non lo superano, perché il Congresso non le avrebbe approvate se non fossero state motivate con l'esigenza di impedire il controllo della piattaforma da parte di un avversario straniero.
Nella prospettiva della Corte, tuttavia, non è necessario stabilire quale sia lo standard appropriato nei «mixed-justification cases», né decidere se la motivazione del governo basata sull'esistenza di un controllo da parte di una potenza straniera sia content neutral. Ed invero, pur ammettendo che - come sostengono i ricorrenti - la legge in esame sia stata approvata per ragioni legate ai contenuti dell'applicazione, l'esito del giudizio non cambierebbe, giacché dagli atti risulta che il Congresso avrebbe introdotto le stesse disposizioni anche per i soli motivi che attengono alla raccolta dei dati.
Dall'esame dei lavori della Camera dei rappresentanti emerge chiaramente come la discussione della legge sia stata tutta incentrata sulle preoccupazioni espresse dal governo in ordine alla raccolta dei dati, ed in particolare all'ampiezza di questa, alla difficoltà di stabilire con precisione quali tipi di dati vengono raccolti, allo stretto legame fra TikTok e il governo cinese, nonché al potere di quest'ultimo di imporre alle aziende la trasmissione di dati in loro possesso. Nessun parlamentare ha contestato che le pratiche di raccolta dei dati da parte di TikTok rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale, e nulla consente di ritenere che non fossero per l'appunto dette pratiche la principale preoccupazione del Congresso. «We are especially wary of parsing Congress's motives on this record with regard to an Act passed with striking bipartisan support».
Ad avviso dei ricorrenti, tale conclusione sarebbe smentita dallo stesso testo della legge in esame. In particolare, essi sostengono che la motivazione del governo basata sulla raccolta dei dati non è idonea a giustificare la previsione del PAFACA che vieta a TikTok, anche una volta ceduto, qualsiasi cooperazione relativa al funzionamento di un algoritmo di raccomandazione di contenuti ovvero un accordo sulla condivisione di dati (24). «We disagree. The Government» - si legge nella sentenza - «has explained that ByteDance Ltd. uses the data it collects to train the TikTok recommendation algorithm, which is developed and maintained in China. According to the Government, ByteDance Ltd. has previously declined to agree to stop collecting U. S. user data or sending that data to China to train the algorithm [...]. The Government has further noted the difficulties associated with monitoring data sharing between ByteDance Ltd. and TikTok Inc. [...]. Under these circumstances, we find the Government's data collection justification sufficient to sustain the challenged provisions».
Non v'è dubbio - conclude la Corte - che, per oltre 170 milioni di americani, «TikTok offers a distinctive and expansive outlet for expression, means of engagement, and source of community». Tuttavia il Congresso ha stabilito che la cessione dell'attività si rende indispensabile al fine di dare risposta alle proprie fondate preoccupazioni per la sicurezza nazionale suscitate dalle pratiche di raccolta dei dati ad opera di TikTok e dal legame fra questo e un avversario straniero. «For the foregoing reasons, we conclude that the challenged provisions do not violate petitioners' First Amendment rights».
3.6. Di qui, la conferma della decisione assunta dalla Corte d'appello del distretto di Columbia.
4. Le opinioni separate
Come già accennato, alla decisione in commento sono allegate due opinioni separate: una - «concurring in part and concurring in the judgment» - della giudice Sotomayor; l'altra - «concurring in judgment» - del giudice Gorsuch.
4.1. La giudice Sotomayor condivide la decisione, tranne nella parte in cui la Corte ritiene semplicemente di assumere, senza decidere, che il PAFACA debba essere vagliato alla stregua del Primo Emendamento. A suo avviso, infatti, i precedenti della stessa Corte non lasciano dubbi sul fatto che «the Act implicates the First Amendment».
TikTok svolge un'attività di natura espressiva raccogliendo e curando contenuti sulla propria piattaforma. Leggi che impongano oneri sproporzionati a chi si dedica ad attività espressive sono soggette a un controllo più rigoroso ai sensi del Primo Emendamento. La legge contestata impone chiaramente un tale onere, poiché vieta a chiunque di distribuire i contenuti di TikTok negli Stati Uniti, a meno che esso non sia ceduto; e inoltre stabilisce che TikTok, anche dopo la sua cessione, non possa instaurare con determinati soggetti rapporti di collaborazione riguardanti il suo «content recommendation algorithm». La legge involge anche il diritto dei creatori di contenuti di associarsi con l'editore da essi preferito per manifestare il proprio pensiero. E anche questo non può che richiedere un controllo alla stregua del Primo Emendamento.
Per il resto, la giudice Sotomayor concorda con la conclusione della Corte che «the Act survives petitioners' First Amendment challenge».
4.2. Da parte sua, il giudice Gorsuch - dopo aver rimarcato la notevole rapidità del procedimento culminato nella decisione in esame - pone brevemente l'accento su cinque punti (25), qui di seguito compendiati.
1) Bene ha fatto la Corte, nel valutare le motivazioni sottese alla legge in esame, a non attribuire peso all'asserito interesse del governo a impedire la "manipolazione occulta dei contenuti". Quella che per alcuni costituisce "manipolazione occulta dei contenuti", per altri potrebbe essere semplicemente "discrezionalità editoriale". Giornalisti, editori e comunicatori di ogni genere compiono normalmente valutazioni meno che trasparenti su quali storie raccontare e in che modo farlo. Un diritto, questo, senza dubbio protetto dal Primo Emendamento. Non ha importanza che gli americani - come TikTok Inc. e molti dei suoi utenti - possano voler fare tali scelte in collaborazione con un avversario straniero. Coloro che conquistarono l'indipendenza degli Stati Uniti compresero l'importanza della libertà di pensare come si vuole e di parlare come si pensa, nonché dei pericoli derivanti dalla repressione della libera circolazione delle idee; ed erano altresì consapevoli che, tranne in rarissimi casi, il modo migliore per contrastare idee sbagliate è contrapporre ad esse idee buone. Troppo spesso, negli ultimi anni, il governo ha cercato di censurare contenuti sgraditi online, come se internet fosse in qualche maniera escluso dalla sfera di applicazione dei Primo Emendamento. Ma, anche se i tempi e le tecnologie cambiano, il principio del diritto alla libertà di espressione rimane lo stesso.
2) La Corte ha giustamente rifiutato di prendere in considerazione le "prove classificate" prodotte dal governo, ma non portate a conoscenza dei ricorrenti e dei loro avvocati. I tentativi di introdurre prove segrete nei procedimenti giudiziari pongono evidenti problemi di costituzionalità. Di norma, le prove utilizzate per dimostrare la tesi del governo devono essere rivelate alla controparte privata, cosicché essa abbia la possibilità di confutarle. Forse c'è un modo per permettere che ciò accada anche nel caso di "prove classificate" (e la questione meriterebbe di essere esaminata dal Congresso o anche dalla Standing Committee on Rules of Practice and Procedure). Ma in questo caso - come riconosciuto dalla Corte - le prove segrete fornite dal governo devono ritenersi inutilizzabili.
3) Non è affatto certo che la legge in esame sia davvero content neutral e possa, quindi, sottrarsi a uno strict scrutiny. È indubbio che i vari «tiers of scrutiny» elaborati dalla giurisprudenza della Corte («rational basis, strict scrutiny, something(s) in between») possono essere utili a orientare il sindacato cui essa è chiamata nel caso di specie; tuttavia, mettersi a dibattere su tali livelli può talvolta risultare eccessivo e finire per oscurare, più che chiarire, le vere questioni costituzionali da risolvere.
4) Quale che sia il livello di controllo appropriato, la legge in esame mira senz'altro a tutelare un interesse cogente: impedire a un Paese straniero, designato dal Congresso e dal Presidente «as an adversary of our Nation», di raccogliere enormi quantità di informazioni personali su decine di milioni di americani. Dagli atti processuali emerge che TikTok ricava dati sia dagli utenti della piattaforma sia da milioni di altre persone che non hanno acconsentito alla condivisione delle proprie informazioni. Secondo l'FBI, TikTok può accedere a qualsiasi dato presente nella lista dei contatti di un utente consenziente, inclusi nomi, foto e altre informazioni personali relative a terzi che non hanno acconsentito. E poiché è dimostrato che la Cina può obbligare la società madre di TikTok a collaborare nell'attività di acquisizione di dati personali, si può fare ben poco per impedire che tutte queste informazioni finiscano nelle mani di un avversario straniero, il quale può utilizzarle per costruire dossier a scopo ricattatorio, per attività di spionaggio industriale o per operazioni di intelligence. È vero che risulta assai difficile stabilire con precisione che cosa un avversario straniero potrebbe fare in futuro. Ma la documentazione raccolta dal governo nel corso di anni di indagine alimenta validi motivi di preoccupazione.
5) Infine, la legge in esame sembra essere adeguatamente calibrata rispetto al problema che intende affrontare. Senza dubbio, la soluzione scelta qui dal Congresso e dal Presidente è drastica. La legge permette, infatti, di imporre alla società madre di TikTok la cessione o finanche la chiusura definitiva delle proprie attività negli Stati Uniti. Tuttavia, prima che si approdasse a questo, ci sono stati anni di trattative con TikTok per cercare di individuare soluzioni differenti, ma alla fine il governo ha ritenuto che quelle ipotizzate non fossero soddisfacenti. E, stando agli atti processuali, tale conclusione era ben fondata.
Proviamo ad immaginare qualche alternativa. Partiamo da quello che è «our usual and preferred remedy under the First Amendment: more speech». Ebbene, per quanto utile possa rivelarsi una soluzione del genere, gli atti processuali dimostrano che avvertire gli utenti dei rischi legati alla cessione dei propri dati a un'applicazione controllata da un avversario straniero non consentirebbe in alcun modo di proteggere i dati di coloro che non utilizzano la piattaforma. Proibire a chi gestisce TikTok negli Stati Uniti di trasferire all'estero dati sensibili potrebbe sembrare un'altra opzione. Ma, ove pure il Congresso stabilisse severe sanzioni penali per la violazione di tale divieto, ciò servirebbe ben poco a dissuadere la Cina dall'usare TikTok per rubare i dati degli americani, potendo essa servirsi di codici malevoli, accessi illegali ai dispositivi, sorveglianza elettronica furtiva e altri strumenti informatici. Inoltre, la dimensione e la complessità del software che fa funzionare TikTok potrebbero rendere impossibile la rilevazione di eventuali infrazioni. Al di là di questo, soluzioni di tipo diverso, come quella di consentire al governo di tenere sotto controllo i dati degli americani per garantire che non siano trasmessi illecitamente all'estero, potrebbero sollevare ulteriori questioni di costituzionalità.
Non è sicuro che questa legge riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi. Un avversario straniero determinato potrebbe semplicemente cercare di rimpiazzare uno strumento di controllo non più utilizzabile con un altro. Col passare del tempo e l'evolversi delle minacce, potrebbero emergere soluzioni meno drastiche e più efficaci. Perfino il futuro di TikTok rimane incerto. «But the question we face today» - conclude Gorsuch - «is not the law's wisdom, only its constitutionality. Given just a handful of days after oral argument to issue an opinion, I cannot profess the kind of certainty I would like to have about the arguments and record before us. All I can say is that, at this time and under these constraints, the problem appears real and the response to it not unconstitutional. As persuaded as I am of the wisdom of Justice Brandeis in Whitney and Justice Holmes in Abrams, their cases are not ours (26). [...] Speaking with and in favor of a foreign adversary is one thing. Allowing a foreign adversary to spy on Americans is another».
5. Osservazioni conclusive
Nella dottrina statunitense, la decisione in commento è stata oggetto di forti critiche, essenzialmente incentrate sulla scelta della Corte suprema di non sottoporre il PAFACA a uno strict scrutiny, bensì di vagliarne contenuti e finalità alla stregua del meno severo intermediate scrutiny: scelta da molti ritenuta erronea e - ciò che più conta - tale da determinare un preoccupante infievolimento della tutela costituzionale della «freedom of speech».
Ad avviso della Corte, infatti, la circostanza che il PAFACA persegua tanto un obiettivo (almeno in apparenza) content-neutral (impedire alla Cina di raccogliere grandi quantità di dati sensibili di milioni di utenti statunitensi di TikTok) quanto un obiettivo content-based (impedire allo stesso Paese di manipolare i contenuti della piattaforma) non impone necessariamente il più rigoroso dei «tiers of scrutiny» elaborati dalla giurisprudenza, attesa la non irragionevolezza del primo scopo (27) e la sua dirimente prevalenza sul secondo. «We need not determine» - si legge nella motivazione della pronuncia - «the proper standard for mixed-justification cases or decide whether the Government's foreign adversary control justification is content neutral. Even assuming that rationale turns on content, petitioners' argument fails under the counterfactual analysis they propose: The record before us adequately supports the conclusion that Congress would have passed the challenged provisions based on the data collection justification alone» (28).
Sennonché - si è obiettato - è proprio siffatta compresenza, nel tessuto della legge de qua, di un «content-based rationale» che avrebbe dovuto condurre la Corte, sulla scorta dei suoi stessi precedenti (29), a propendere per uno strict scrutiny (muovendo, quindi, da una presunzione di incostituzionalità delle norme disaminate), anziché per un sindacato assai più debole e indulgente (30), il quale finisce con il lasciare spazio a interventi normativi che, sotto il pretesto della necessità di salvaguardare interessi generali (come la sicurezza nazionale o la politica estera), possono facilmente celare l'intento di frapporre ostacoli alla diffusione di idee e opinioni sgradite a coloro che detengono il potere: in altri termini, la volontà di reprimere il dissenso (31), elemento vitale (nelle sue svariate forme) di qualunque sistema democratico (32).
È vero che, in più di un passaggio dell'opinion, la Corte dà risalto al carattere case-specific e per vari aspetti eccezionale del proprio arresto (anche perché reso in tempi ristrettissimi (33)), come a volerne ridurre la valenza pro futuro (34). Sta di fatto che, «[r]egardless of the Act's political or practical merits, the TikTok Court's reasoning permits future governments to capitalize on the erosion of free speech protections» (35). E questo non è un trascurabile dettaglio (36).
Note
(*) Dottore di ricerca in diritto costituzionale nell'Università degli studi di Ferrara.
(1) In Cina, la piattaforma era stata introdotta già nel 2016 col nome "A.me", poi divenuto "Douyin" ("suono vibrante"); e lì esiste tuttora come applicazione autonoma, separata da TikTok e dotata di funzionalità specifiche per il mercato cinese, con server e regole di moderazione indipendenti. Nel novembre 2017, ByteDance ha acquisito Musical.ly, un'app nata a Shanghai ma molto popolare fra gli adolescenti americani, specializzata in video musicali di breve durata. Agli inizi di agosto 2018, Musical.ly è stata ufficialmente fusa con TikTok, e gli utenti dell'una sono stati trasferiti all'interno dell'altra.
(2) I dati riportati sono tratti dalla sentenza in commento.
(3) Cfr. H.R. Rep. No. 118-417 (2024), citato dalla sentenza in commento (il testo del report è consultabile all'indirizzo www.congress.gov/committee-report/118th-congress/house-report/417).
(4) Il testo del provvedimento è reperibile all'indirizzo trumpwhitehouse.archives.gov/presidential-actions/executive-order-addressing-threat-posed-tiktok.
V. anche l'analogo «Executive Order on Addressing the Threat Posed by WeChat» (altra applicazione cinese, sviluppata da Tencent), emanato in pari data (trumpwhitehouse.archives.gov/presidential-actions/executive-order-addressing-threat-posed-wechat), nonché l'«Executive Order on Securing the Information and Communications Technology and Services Supply Chain», del 15 maggio 2019 (trumpwhitehouse.archives.gov/presidential-actions/executive-order-securing-information-communications-technology-services-supply-chain).
(5) 50 U.S.C. §§ 1701 ss. (www.law.cornell.edu/uscode/text/50/chapter-35).
(6) 50 U.S.C. §§ 1601 ss. (www.law.cornell.edu/uscode/text/50/chapter-34).
(7) V. l'atto del Ministro del commercio recante «Identification of Prohibited Transactions To Implement Executive Order 13942 and Address the Threat Posed by TikTok and the National Emergency With Respect to the Information and Communications Technology and Services Supply Chain», pubblicato il 24 settembre 2020 (www.govinfo.gov/content/pkg/FR-2020-09-24/pdf/2020-21193.pdf).
(8) V. TikTok Inc. v. Trump, 507 F. Supp. 3d 92 (DC 2020), e Marland v. Trump, 498 F. Supp. 3d 624 (ED Pa. 2020). I testi integrali delle due decisioni sono rispettivamente reperibili ai seguenti indirizzi: storage.courtlistener.com/recap/gov.uscourts.dcd.222257/gov.uscourts.dcd.222257.30.0_3.pdf e www.govinfo.gov/content/pkg/USCOURTS-paed-2_20-cv-04597/pdf/USCOURTS-paed-2_20-cv-04597-2.pdf.
(9) Il testo del provvedimento è reperibile all'indirizzo trumpwhitehouse.archives.gov/presidential-actions/order-regarding-acquisition-musical-ly-bytedance-ltd.
(10) www.govinfo.gov/content/pkg/PLAW-118publ50/pdf/PLAW-118publ50.pdf#page=61.
(11) Il testo è stato approvato dalla Camera dei rappresentanti (H.R. 8038/H.R. 815) il 20 aprile 2024 con 360 voti favorevoli e 58 contrari [una versione leggermente diversa (H.R. 7521) era già stata approvata dalla stessa Camera il 13 marzo 2024 con 352 voti favorevoli e 65 contrari e una astensione], e dal Senato il 23 aprile 2024 con 79 voti favorevoli e 18 contrari; ed è stato firmato dal Presidente Joe Biden il 24 aprile 2024 (Public Law 118-50).
(12) Secondo la legge, l'espressione "controllata da un avversario straniero" «means a website, desktop application, mobile application, or augmented or immersive technology application that is operated, directly or indirectly (including through a parent company, subsidiary, or affiliate)»: a) da ByteDance Ltd. o TikTok (come pure da loro società sussidiarie o succedute che siano controllate da un avversario straniero, ovvero da qualunque entità posseduta o controllata, direttamente o indirettamente, da una di tutte le società appena menzionate); b) da una società che presenti determinate caratteristiche, che sia controllata da un avversario straniero e che il Presidente ritenga rappresentare una significativa minaccia per la sicurezza nazionale.
Dette caratteristiche consistono nel fatto di essere «an entity that operates, directly or indirectly (including through a parent company, subsidiary, or affiliate), a website, desktop application, mobile application, or augmented or immersive technology application» che: «(i) permits a user to create an account or profile to generate, share, and view text, images, videos, real-time communications, or similar content; // (ii) has more than 1,000,000 monthly active users with respect to at least 2 of the 3 months preceding the date on which a relevant determination of the President is made [...]; // (iii) enables 1 or more users to generate or distribute content that can be viewed by other users of the website, desktop application, mobile application, or augmented or immersive technology application; and // (iv) enables 1 or more users to view content generated by other users of the website, desktop application, mobile application, or augmented or immersive technology application».
Non rientra, invece, nell'ambito di applicazione della legge «an entity that operates a website, desktop application, mobile application, or augmented or immersive technology application whose primary purpose is to allow users to post product reviews, business reviews, or travel information and reviews».
(13) 10 USC § 4872(d)(2) (codes.findlaw.com/us/title-10-armed-forces/10-usc-sect-4872).
(14) In particolare, per la violazione delle disposizioni relative alla distribuzione, al mantenimento o all'aggiornamento dell'applicazione è stabilita «a civil penalty in an amount not to exceed the amount that results from multiplying $5,000 by the number of users within the land or maritime borders of the United States determined to have accessed, maintained, or updated a foreign adversary controlled application as a result of such violation».
(15) Prima di essere rimossa, l'applicazione «shall provide, upon request by a user of such application within the land or maritime borders of United States, to such user all the available data related to the account of such user with respect to such application. Such data shall be provided in a machine readable format and shall include any data maintained by such application with respect to the account of such user, including content (including posts, photos, and videos) and all other account information». Per la violazione di tale obbligo è prevista «a civil penalty in an amount not to exceed the amount that results from multiplying $500 by the number of users within the land or maritime borders of the United States affected by such violation».
(16) Il PAFACA attribuisce alla Corte d'appello del distretto di Columbia la giurisdizione esclusiva su eventuali azioni legali concernenti la legge («A petition for review challenging this division or any action, finding, or determination under this division may be filed only in the United States Court of Appeals for the District of Columbia Circuit. // [...] The United States Court of Appeals for the District of Columbia Circuit shall have exclusive jurisdiction over any challenge to this division or any action, finding, or determination under this division»), fissando le relative deadlines («A challenge may only be brought [...] // (1) in the case of a challenge to this division, not later than 165 days after the date of the enactment of this division; // and (2) in the case of a challenge to any action, finding, or determination under this division, not later than 90 days after the date of such action, finding, or determination»).
(17) ... e cioè al più stringente dei "levels of judicial scrutiny" elaborati dalla giurisprudenza statunitense (v. www.law.cornell.edu/wex/strict_scrutiny).
(18) TikTok Inc. v. Garland, 122 F.4th 930 (D.C. Cir. 2024). Il testo della decisione è disponibile all'indirizzo media.cadc.uscourts.gov/opinions/docs/2024/12/24-1113-2088317.pdf.
(19) ... ovverosia una unsigned opinion, redatta per l'intero consesso da un componente innominato.
(20) 604 U.S. ___ (2025). Il testo integrale della pronuncia (c.d. slip opinion) e gli atti processuali possono essere scaricati dal sito della Corte suprema: www.supremecourt.gov/search.aspx?filename=/docket/docketfiles/html/public/24-656.html.
(21) «Our holding and analysis» - puntualizza la Corte - «are based on the public record, without reference to the classified evidence the Government filed below» (p. 13, nt. 3, della decisione in commento). Cfr. § 4.2, sub 2).
(22) Alcuni esperti di sicurezza ritengono che TikTok pratichi una forma di keylogging (o keystroke logging), consistente nel memorizzare tutto ciò che viene digitato dall'utente, inclusi i tasti premuti.
(23) Le parole riportate fra virgolette alte sono tratte da Holder v. Humanitarian Law Project, 561 U.S. 1, 34 (2010).
(24) §2(g)(6)(B).
(25) «We have had» - scrive Gorsuch - «a fortnight to resolve, finally and on the merits, a major First Amendment dispute affecting more than 170 million Americans. Briefing finished on January 3, argument took place on January 10, and our opinions issue on January 17, 2025. Given those conditions, I can sketch out only a few, and admittedly tentative, observations».
(26) Il riferimento è all'opinione concorrente del giudice L. Brandeis in Whitney v. California, 274 U.S. 357, 372 (1927), e a quella dissenziente del giudice O.W. Holmes in Abrams v. United States, 250 U.S. 616, 624 (1919), ambedue imperniate sull'importanza di garantire quam maxime la libertà di espressione e sui pericoli insiti nelle limitazioni della stessa (famosissima è la teoria del «free trade in ideas», elaborata dal secondo).
(27) È appena il caso di notare come la raccolta di grandi quantità di dati sensibili degli utenti non sia una peculiarità di TikTok [v., per tutti, B.R. DOWNING, A Switch in Strata'll Save Your Data: TikTok Inc. v. Garland and the Future of U.S. Data Protection Regulation, in Rutgers Computer and Technology Law Journal, 51, 2025, p. 214 (disponibile anche all'indirizzo ssrn.com/abstract=5575091): «Note that these data collection types are representative of the data collection practices of any popular communication apps available today; there is nothing unique about TikTok on the data collection front as the Court lays it out. And all such services are vulnerable to Chinese data collection...»].
(28) Il che, in verità, non è affatto pacifico: v. First Amendment - Freedom of Speech - Social Media - TikTok Inc. v. Garland, in Harvard Law Review, 139, 2025, p. 285, nt. 79 (disponibile anche all'indirizzo harvardlawreview.org/print/vol-139/tiktok-inc-v-garland).
Del resto, dinanzi alla Corte d'appello del distretto di Columbia, il Ministero della giustizia aveva difeso il PAFACA evidenziandone la duplice finalità: l'una legata alla raccolta dei dati personali, l'altra alla manipolazione dei contenuti. E i giudici avevano ritenuto costituzionalmente legittima non solo la prima, ma anche la seconda (v. spec. pp. 33 ss. della decisione della Corte distrettuale). Cfr. E. DOUEK, The Government's Disturbing Rationale for Banning TikTok, in The Atlantic, www.theatlantic.com/ideas/archive/2024/12/social-media-national-security-ban/680963.
(29) Si è osservato, peraltro, che qui «the Court selectively interpreted precedent to support its intermediate scrutiny holding»: così First Amendment, cit., p. 286.
(30) V., in particolare, anche per ulteriori riferimenti dottrinali e giurisprudenziali, First Amendment, cit., pp. 285 ss.: «Yet First Amendment precedent and principles are clear: A content-based justification taints a facially neutral law and demands strict scrutiny notwithstanding the existence of another permissible purpose. [...] While the doctrine does not directly prescribe the tier of scrutiny that applies to a statute with independent content-neutral and content-based purposes, the case law points to strict scrutiny. The Court has never implied that a content-neutral counterfactual might cure a content-based justification. Indeed, the Court has repeatedly held in free exercise cases that innocent justifications cannot rescue constitutionally suspect laws. Regarding free speech, the Court has long maintained that laws adopted "because of disagreement with [a] message" are inherently suspect, even if supported by actual or hypothesized content-neutral justifications. Therefore, when the TikTok Court identified a content-based justification, it should have applied the First Amendment's most rigorous inquiry» (pp. 285 s.); «If TikTok's logic stands, it could usher in an era of unchecked government suppression of speech. So long as the government proffers a sufficient content-neutral purpose, TikTok instructs that courts may discount content-based motives» (p. 289).
(31) V., fra gli altri, A. CHANDER, G.S. HANS, E. LEE, TikTok v. Garland Opens the Door to Global Censorship, in Lawfare, www.lawfaremedia.org/article/tiktok-v.-garland-opens-the-door-to-global-censorship.
(32) Cfr., volendo, A. ODDI, Democrazia e dissenso, in Giur. cost., 2002, pp. 4460 ss.
(33) V. p. 2, nt. 1, della decisione in commento: «Applications for an injunction pending review were filed on December 16, 2024; we construed the applications as petitions for a writ of certiorari and granted them on December 18, 2024; and oral argument was held on January 10, 2025». Cfr. supra, nt. 25.
(34) V. § 3.
(35) First Amendment, cit., p. 286.
(36) Da segnalare che il 20 gennaio 2025 un senatore repubblicano del Kentucky ha presentato un progetto di legge che mira all'abrogazione totale, con effetti retroattivi, del PAFACA (www.congress.gov/119/bills/s153/BILLS-119s153is.htm).